Una vita a piccoli punti

di luciaguida

Ci sono molti modi di fissare nel tempo pensieri e parole. Di recente, complice la situazione emergenziale in cui siamo oramai da più di un anno immersi, io ne ho scelto uno antico, da crocheteuse, in cui riesco a coniugare in maniera ideale tantissime cose. La mia voglia di creare, che non manca mai, e quella di poter toccare in concreto il frutto della mia costruttività. Il poter pensare e riflettere sulle cose della vita e del mondo in silenzio, tenendo tuttavia ben presente l’oggi. Chiedete cosa può succedere a chi è impegnato in un progetto di ricamo, cucito, di lavorazione ai ferri o all’uncinetto se indulge in divagazioni mentali troppo ampie: vi risponderà subito che il rischio che capiti un intoppo nel lavoro è altissimo. E che in quel caso minuti, ma anche giornate intere, potrebbero sparire in pochi secondi: quelli occorrenti a sfilare, (con una buona dose di rimpianto, vi assicuro) il lavoro certosino di ore e ore impiegate con esercizio infinito di pazienza.
Già, la pazienza. Una virtù di cui la vita non mi ha dotata a piene mani ma che ho appreso col passare degli anni a esercitare con buona dose di resilienza imparando a non dispiacermi del molto tempo impiegato se quest’ultimo è funzionale alla realizzazione ottimale di un progetto: di vita, di scrittura, di lavoro. Una pazienza da crocheteuse che si cimenta quotidianamente in un’opera fatta di piccoli punti messi in fila, uno dopo l’altro. Lavorati con la speranza segreta di riuscire a elaborare una riga sola, un disegno più complesso, un manufatto che abbia senso indossare a pelle ad altezza di cuore. Stringendo a sé un’infinità di nanosecondi tutti uguali che hanno fruttato alla perfezione: realizzare in maniera tangibile un qualcosa di irripetibile, intriso di manualità, tanta, ma di altrettante riflessioni. Il giusto connubio tra teoria e pratica.