Presentazioni d’autore: “Donne e così sia” di Assunta Altieri

Ho conosciuto Assunta Altieri in occasione del lancio di “Donne e così sia”, avvenuta a fine 2013, e “de visu” durante una presentazione del mio “Pergolato” all’emporio Primo Vere, bottega del commercio equo e solidale di Pescara. Ci siamo riviste per “Intorno alle parole”, evento conclusivo del premio omonimo e bella manifestazione incentrata su tematiche della scrittura e dell’editoria e momento d’incontro fra scrittori, giornalisti, editori, istituzioni e lettori tenutasi a Montesilvano Colle lo scorso dicembre.

Questa la mia recensione

Buona lettura e a presto

La silloge

“Donne e così sia” è una raccolta di racconti di Assunta Altieri pubblicata nel 2013 da Historica Edizioni, composta da sette storie au feminin ispirate a figure di donne contemporanee. Le personagge di Assunta sono  colte in frangenti significativi della loro esistenza,  a cominciare da Lita, diminutivo di Litaliana, in procinto di traslocare, bravissima a voltare pagina ma sempre pronta a sedimentare le cose belle e importanti come, ad esempio, un pezzetto di cuoio parte dei finimenti di un cammello ribelle che acconsente a essere cavalcato con spirito di resilienza, “reliquia” messa da parte durante uno dei suoi viaggi. Lita, però, sa attribuire il giusto peso agli oggetti, servendosene come trampolino di lancio o, viceversa, come pietra miliare da cui fare il punto della situazione prima di ripartire senza diventarne mai schiava.

Lella è succube di un marito-padrone che non la rispetta e che scientemente, con sadismo puro, si diverte a  sminuirne la femminilità e il valore intrinseco di persona, obbligandola a inchinarsi a lui, moralmente e materialmente. Soltanto una consapevolezza retrospettiva ed estremamente dolorosa le farà dire “basta” risalendo dal fondo in un ménage familiare in cui non c’è traccia di sentimento amoroso, incernierato in abitudini negative così radicate e metabolizzate da toglierle respiro e potere decisionale e di scelta.

E poi c’è la storia di Tea e di sua madre che l’ha cresciuta da sola, in una famiglia interamente al femminile in cui l’opinione di una sorella o della madre di entrambe possono ancora fare testo. Tea andrà a vivere col padre biologico, Carlo, grazie anche alla disponibilità e a una riapertura maggiore acquisita da sua madre, ottenuta sfrondando il loro rapporto genitoriale-filiale da inutili sovrastrutture proprio per permettere alla ragazza di vivere una vita maggiormente gratificante, glissando sui sensi di colpa insinuati da chi vorrebbe dipingerla come una non-madre, non all’altezza del ruolo scelto a suo tempo a costo di rinunce e sacrifici personali e professionali.

“Uomini e paguri” è, invece, la fotografia netta di tante storie di cui la nostra quotidianità spicciola è costellata, fatte di donne lusingate da promesse maschili di stemperare vissuti incolori, connotati dalla solitudine, mai, tuttavia, come quella di doversi accontentare delle avances di un uomo che ha voglia di rinnovare il proprio presente, magari già caratterizzato da una relazione stabile che si sta affievolendo, tentando di passare a un nuovo legame come si farebbe saltando da due treni parallelamente in corsa.

La circolarità del viaggio è alla base del quinto racconto, in cui trova spazio la narrazione di una donna in carriera, in perenne e costante movimento, forte del proprio lavoro e della propria professionalità a sprezzo di chi vorrebbe, con pochissima spesa, scavalcarla o, peggio, relegarla in un angolo. Il tema di una presunta superiorità geografica dettata da longitudine e latitudine è al centro della penultima storia, ambientata con disinvoltura in una sorta di zona franca quale è un salone di parrucchieri. Due donne confrontano con leggerezza solo apparente la loro reciproca appartenenza a due culture e due modi di pensare opposti per contendersi la bravura del loro acconciatore, lungimirante al punto da regalare come “omaggio della ditta” la sua prestazione a chi lo vorrebbe in un altro luogo, lontano dalla propria residenza attuale, per poterlo valorizzare maggiormente.

L’amicizia e la solidarietà femminili sono celebrate nell’ultimo racconto, quasi a voler sottolineare come i veri rapporti non abbiano bisogno di lunghi rodaggi ma procedano assai spesso per affinità elettive, per riconoscimenti d’anima per i quali anche un arco di tempo minimo come due mesi può bastare come incipit per instaurare una solida relazione amicale.
Lo stile di Assunta è diretto ma accurato con qualche piccolissima concessione a espressioni letterarie non consuete usate per enfatizzare la frase, rendendola più particolare e vibrante.
La narrazione si snoda attraverso canali diversi, passando con disinvoltura, da un racconto all’altro, attraverso la forma diaristica, di “messaggeria”, quella in prima o in terza persona, in alcune storie intercalando spaziature extra tra una sequenza e l’altra o sottotitoli scelti per enfatizzarne l’intreccio.

L’autrice

Assunta Altieri lavora da vent’anni nel mondo della pubblicità, collaborando con agenzie di comunicazione di  portata nazionale e internazionale. Ha vissuto e lavorato a Milano, Parma e Lerici e attualmente risiede in provincia di Pescara. Ha partecipato a diverse antologie collettive in cartaceo e in web come autrice di racconti brevi, provando a sperimentare vari mood di scrittura. Ha fondato l’associazione culturale Il Cassetto delle Idee Libere di cui è presidente. “Donne e così sia” è la sua prima opera da solista.

Assunta Altieri, Donne e così sia, ISBN: 9788896656730   € 12,00

Donne e così sia - Assunta Altieri

6 febbraio 2015

Il 6 febbraio di quest’anno compirò 50 anni. Al di là dei tanti bilanci che potrei fare e che non farò mi piace pensare di aver realizzato tante cose, alcune ben riuscite e altre meno. Sono soprattutto fiera di aver provato con tutte le mie energie a essere sempre me stessa e a non tradirmi mai. Di aver tentato di rimediare ai miei errori esistenziali quando ho capito di aver sbagliato per potermi guardare con trasparenza allo specchio ogni mattina e, magari, provare a sorridermi un po’.
Per voi amici, oggi, una poesia scritta nel 2007 sul mio primo blog che parla del mio giorno natale, il 6 febbraio.
Buona lettura e a presto

Lucia

6 febbraio 1965

Sono nata in un giorno di neve

e dai cristalli di neve ho preso  trasparenza lieve e freddo intenso che diventa calore su una mano quando li stringi in pugno.

Sono nata in un giorno d’inverno e dall’inverno ho preso il rigore e il lento grigiore delle giornate nuvole. Ma anche la dolcezza inaspettata e il tepore di insperati raggi di sole

Sono nata in Febbraio e da Febbraio ho preso la leggerezza di un corteo mascherato pieno di colori e allegria, stelle filanti e coriandoli in un turbinio di festa. E poi silenzio e quiete nelle strade prima traboccanti di suoni e risate

Sono nata di sabato e dal sabato ho preso il pigro fluire delle ore dopo lo scorrere incessante degli eventi attraverso la settimana.

Sono nata nell’anno della guerra del Vietnam ma anche delle marce della pace,  delle serate al Piper e degli Oscar Mondatori.

Sono nata e poi rinata a nuova vita con consapevolezza a volte sorridente e a volte dolente conservando sguardo schietto e diretto, sempre.

In un cassetto qualche speranza custodita con cura, strette a me le poche certezze raggiunte.

Gli occhi rivolti a cielo e nuvole e il viso offerto al bacio e alla carezza lieve della brezza.

 I miei pensieri accompagnati dalla luna luminosa e silenziosa di un cielo notturno e dal riverbero del sole su onde che muoiono e poi rinascono coraggiose a riva.

Lucia Guida


L’immagine del dipinto “Il compleanno” di M. Chagall è presa dal blog settemuse