Un Libro ti cambia la vita

Un Libro ti cambia la vita.
Con me di sicuro lo ha fatto, regalandomi gioia e soddisfazioni infinite da bambina ottenne, dall’istante in cui ho scoperto che dono potesse essere la lettura leggendo il mio primo libro “da grande” a oggi, adulta fatta. Leggere di continuo mi ha permesso di lavorare di fantasia, sollevandomi da una realtà che facevo fatica ad accettare e che talvolta non capivo per portarmi in luoghi magici lontani fisicamente ma così vicini al mio sentire. A terminare in bellezza anche le giornate più faticose concedendomi qualche pagina di pura meraviglia. A mantenermi come autrice con i piedi ben piantati per terra: c’è sempre qualcuno da ammirare dal punto di vista scrittorio perché è stato in grado di guardarti dentro e di portare allo scoperto quello che faticavi ad ammettere.
Forse dovremmo scrivere meno libri e leggere molto ma molto di più. Lo dovremmo fare come forma di meditazione personale con l’entusiasmo e la voglia di migliorarci mettendo da parte un’autoreferenzialità che non aiuta mai a crescere. Compriamo libri dove più ci pare e regaliamoli alle persone a cui più teniamo invece di prestarli: perché un libro è un amico sincero e intimo e non va dato con facilità a terzi.
Leggiamo sempre e comunque tantissimi libri.
Non ce ne pentiremo, mai.
Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona e persona che studia
In foto Lucia con una delle sue Bibbie, l’opera omnia di Wislawa Szymborska. Lo scatto è della bravissima fotografa Rossana Lamanna, dicembre 2018

Haiku di Buona Pasqua

Non sono una grande poetessa perciò prendete queste mie righe per quello che sono nella realtà: una sorta di  divertissement scrittorio rubato al fluire del tempo. La settimana di Pasqua volge al termine alternando nuvole, pioggia e sole inframezzati da piccole tempeste che si concludono in modo fortunatamente rapido e indolore. Le giornate continuano ad allungarsi sulla nostra quotidianità punteggiata da piccole e grandi incombenze che non sempre riusciamo a rimandare e che la fanno da padrone sui propositi migliori. 
La Primavera c’è e si sente, dentro e fuori di noi.
Auguri ricamati di serenità e salute a tutti. A rileggerci presto.

Lucia 

Haiku di Primavera

Scrivo veloce

mentre la pioggia fina

canta sul tetto

Lucia Guida (2024)

crepuscolo sul mare
“Crepuscolo sulla spiaggia di Pescara”, marzo 2024, foto di Lucia


Buona fine d’anno e buon principio d’anno – Enjoy the Rest of the Year and Happy New Year

Capodanno

È capodanno:
tra il cielo e la terra
inizia l’armonia.

Masaoka Shiki

da Poesie, Acquaviva ( 2004)

Col senno di poi per me il 2023 è stato un anno in cui tutto si è compiuto nella maniera migliore anche se con una lentezza disarmante. Un ritmo esistenziale troppo morbido per la Lucia impatiens che, però, ha avuto il pregio di aiutarmi a mettere a punto molte cose della mia vita che erano in bilico e che necessitavano di una sistemazione (o soluzione, se preferite) diversa e migliore. Mi sono sentita spesso come una studentessa  in procinto di sostenere un esame a porte chiuse seduta su una panca di fronte alla stanza in cui entrerà per essere esaminata. Pronta per cimentarvisi ma timorosa di farlo. Dubbiosa su parti del programma ma nel contempo ansiosa di liberarsi di un fardello che è diventato troppo pesante da portare sulle spalle. Che alla fine si è seduta di fronte al suo examiner e ha dato la stura a tutto ciò che sapeva consapevole che l’esperienza e la conoscenza (ma anche le competenze possedute) non l’avrebbero mai messa del tutto al riparo dalla propria emotività. Chi nasce tondo quadrato non muore, dura lex sed lex. E poi, una volta sostenuto l’esame ha apprezzato sé stessa per aver dato il meglio possibile, si è alzata, ha ringraziato e se n’è andata a passeggiare in riva al mare, affidando alla risacca tutto ciò che avrebbe voluto dire o fare e che alla fine più o meno scientemente ha deciso di non dire o non fare.
Anche questo blog, nato come luogo privilegiato in cui esprimermi ma nella realtà assai spesso trascurato perché sacrificato ad altre priorità ha bisogno di una mano di restyling seria ed efficace. Soprattutto perché è il momento di mettere tutte le carte in tavola: inclusa quella in cui Lucia si assume la responsabilità di mostrare anche attraverso ciò che scrive tutta sé stessa senza intermediari “altri” comodi e compiacenti di sorta.
Quindi, cari tutti, anno nuovo vita nuova.
Di più non voglio dirvi; voglio tuttavia come sempre ringraziare l’Universo e coloro che per il suo illuminato tramite mi hanno condotta sino a questo punto insegnandomi a danzare sotto la pioggia prima di condurmi al sicuro e all’asciutto su una vera e propria pista da ballo.
L’appuntamento è a breve, a brevissimo. E questa volta è una promessa solenne. Nel frattempo il mio augurio sincero e condiviso è quello di centellinare questi ultimi istanti del 2023, tenendo però bene a mente e non perdendo mai di vista il filo lucente, sottile ma robusto dell’Armonia che ciascuno di noi regge in mano e che ha contribuito a dipanare pian piano perché ha realmente voglia di tessere qualcosa. Un oggetto unico che abbia prima di tutto significato per la propria unicità. Una piccola briciola di infinito messa a disposizione di chi possiede occhi per intravederla.

Lucia

ballerina 3 2

Scatto di Robert Doisneau (1912-1994)

In Arkadia

Durante tutti questi mesi ho dedicato le mie energie a tante cose belle e creative mentre provavo a crescere un po’ scrittoriamente.
Pochi giorni fa ho firmato per Arkadia Editore che pubblicherà a fine primavera il mio quarto romanzo. Sono felicissima di questo importante tassello che mi aiuta ad ampliare i miei orizzonti di affabulatrice e di persona. Spero che questa nuova avventura mi porti verso Itaca con consapevolezza e lievità rinnovate. Io sono felice, voi siatelo per me, di cuore.

Lucia

Lucia Guida contratto Arkadia 2.jpg copia
“At Home”, scatto di ottobre 2023

“Non isdegnare queste
Nelle spiagge di Pindo
D’erbe, e di fior conteste
Per man d’Illustri Femmine canore
Che mal grado di Morte altrui dan Vita”

Giovanni Battista Recanati (1687-1734/35)

Perché non regalerò più libri scritti da me

Tempo fa mi è capitato di leggere nel gruppo Meta di Ultima Pagina – Editoria, Libri e Scrittura, fonte per me infinita di ispirazione per riflessioni scrittorie e di vita in senso più ampio, un post in cui si parlava dell’opportunità di regalare a terzi copie di libri scritti da noi. Sulla scia di questo input ho ripensato a quando in questa casistica sono rientrata anch’io. Ovviamente non sto parlando delle copie inviate per essere recensite, segnalate o partecipare a premi di scrittura: quelle sono da mettere in conto come dovute, poiché non a tutti piace leggere tout court il pdf dell’ultimo impaginato editato. Mi riferisco all’insana voglia che a volte mi ha presa mio malgrado (fortunatamente non spessissimo) portandomi a omaggiare chi mi aveva già letta con un gesto di riguardo che non ha però sempre sortito gli effetti sperati. Di questi doni raramente ho avuto riscontri successivi: un commento qualsiasi, nel bene o nel male  a titolo di mero feedback. Non volevo recensioni entusiastiche, avrei accettato anche sottolineature di altro genere. E invece nulla, il vuoto più totale. E il dubbio che qualcosa non avesse funzionato. Oppure, molto più banalmente, che quel libro fosse finito nel dimenticatoio e che gli apprezzamenti in precedenza da me ricevuti fossero stati un semplice esercizio di cortesia diplomatica. A mia parziale discolpa aggiungo che generalmente ho ceduto un mio libro a persone che conoscevo in carne e ossa, fisicamente. Non ho mai inviato copie in cartaceo e/o digitale a personaggi famosi a vario titolo in web o incontrati nel corso di eventi artistico-letterari: almeno lì ho avuto la consapevolezza piena che sarebbero con molta probabilità finiti in uno scantinato per disfarsi in ambienti umidi e polverosi. Oppure, peggio, in un cassonetto di raccolta differenziata della carta.  

Con la consapevolezza di qualche anno di pubblicazioni alle spalle posso con tranquillità affermare che un autore che regala un suo libro  a titolo completamente gratuito a qualcun altro (senza aver ricevuto sollecitazioni da parte di questi) fa una cosa inutile e fortemente dannosa: non aggiunge nulla né lo motiva a invitarlo e/o continuare a seguirlo nelle cose che scrive. Meglio lasciare che i tempi si compiano; che il neo lettore decida, cioè, di sua volontà se leggerti/continuare a leggerti oppure rivolgersi altrove.
Donare un libro che ti è costato fatica, impegno e magari anche più di un qualche amichevole scambio di opinioni con l’editor che ti ha aiutata a confezionarlo in modo ottimale per la pubblicazione non è MAI una buona idea. È come regalare un pezzo di te a un perfetto sconosciuto: può accadere che lo apprezzi ma è altrettanto probabile (forse di più) che lo consideri un extra poco gradito, semplicemente perché non è stato lui a prefigurare di acquistarselo. E non è di conforto ripeterti a mo’ di mantra che un regalo è sempre un regalo. Darlo gratuitamente a chi ti ha già apprezzata come autrice è egualmente poco funzionale; serve, però, alla grande allo scopo di capire se i complimenti che ti erano stati rivolti fossero autentici oppure no. Se non riceverai repliche di nessun genere vuol dire che quella persona si è limitata a fare una cosa che nel mondo dei social è assai diffusa: mettere un like sotto un post in maniera seriale e non dedicata, e quindi per te del tutto vana, per mantenersi con te aperta una porta per eventuali sue future occorrenze.
Esiste un’eccezione alla regola? Probabilmente sì. A patto di ricordare che un’eccezione è cosa da e per pochi, non per tutti. Spargere amore a piene mani, incondizionatamente, non ha mai portato bene a chi lo fa se questi non è in odore di santità o ha il dovere di agire in tal senso verso una persona che ha scelto per la vita di legare a sé (ad esempio un figlio). Ma queste sono forse altre storie, ben al di là dell’ambito scrittorio. Imparare a essere meritocratici anche nella veste di autori è un modo come un altro per dirsi e dire in seconda battuta al mondo “io mi voglio bene”. Un imperativo categorico che dovremmo ripeterci in varie prospettive di sicuro di continuo.

Lucia Guida

Manet, Donna che scrive

“Femme écrivant”, Édouard  Manet

Bloggheggiando alla fine di quest’anno – di partenze, pit stop e ripartenze

Quattro mesi di latitanza da questo blog di autrice sono davvero troppi anche se non me ne sono stata con le mani in mano. E quindi è per me piacevolmente d’obbligo fare il punto della situazione a pochi giorni dalla fine dell’anno.
“Come gigli di mare tra la sabbia”, Alcheringa (2021), mio ultimo romanzo pubblicato ha debuttato nell’universo/metaverso (io lo chiamo così perché è talmente variegato da dedicare una sottolineatura sui generis) dei concorsi letterari nazionali e internazionali ottenendo segnalazioni e visibilità, cosa non indispensabile ma incoraggiante per la sua creatrice.  Nel frattempo ho continuato a stilare recensioni librarie e filmiche sul portale di  Arte Libri Cinema Musica “Cyrano Factory”; dei miei piccoli contributi scrittorii in un’antologia di AAVV, nella rivista letteraria Arethusa, e con la mia minibio in un’opera collettiva dedicata a molti autori abruzzesi vi avevo già parlato.
Sempre a livello editoriale in pentola bolle qualcosa di nuovo di cui, però, mi riservo al momento giusto di parlare con maggiore ampiezza. Continuo a scrivere, questo sì, ma senza l’assillo di un’imminente pubblicazione. Coltivo la mia sfaccettatura social con i miei appunti di viaggio su Meta; lavoro a crochet e realizzo progetti unici e speciali pensando a me in primis e non semplicemente a chi li indosserà. Sogno di moltiplicare il tempo che ho a disposizione (meno di quello che mi servirebbe, ma questo è un altro discorso) per fare solo ciò che mi fa star bene. Ho dalla mia parte pochissime amicizie realmente sentite e disinteressate che coltivo e cerco di restare al bordi della pista da ballo in altre dimensioni per salvaguardare il mio libero diritto di farmi e perseguire un’opinione personale con coerenza.
Vivo la mia “Vita da Lucia”, insomma. Quella che mi sono creata poco a poco a mia immagine e somiglianza, che mi gratifica e appaga, che mi permette a gambe incrociate di ammirare in riva al mare tramonto e luna che sorge ma anche alba senza perdermi il suono armonioso della risacca e il profumo intenso della salsedine.

Auguri di cose speciali a chi passerà di qui. Prodighiamoci perché i nostri desiderata si avverino senza mettere limiti alla provvidenza ma con un briciolo di sano egoismo, continuando a volerci bene.
Noi ci rileggiamo presto, promesso.

Lucia

lucypost

Torneranno i tempi

Sono giornate dall’andamento lento in cui anche i gesti più semplici costano la fatica di pensare a cosa potrebbero portare, nel bene e nel male. È allora che la poesia ci viene incontro e ci aiuta a meditare mentre ci allunghiamo verso sera e verso l’idea di nuove giornate da affrontare con la giusta determinazione.
Per voi un mio componimento in versi scritto a fine lockdown 2020 e poi pubblicato nell’antologia di AAVV “AbbracciamoilMondo” a cura di Leonardo Onida per i tipi della Lùdo Edizioni  
Buona lettura e a presto

Lucia 

 

TORNERANNO I TEMPI

 

Torneranno i tempi

delle giravolte in piazza

e dei fili d’erba verde tenuo

amari

masticati a primavera.

Dell’aria tiepida e carezzevole

delle sere d’estate,

delle conchiglie calpestate a piedi nudi

sulla battigia.

Dei brividi a pelle

e degli sguardi muti.

Dei gesti rubati

e di quelli regalati.

Delle coccinelle

poggiate su vetri di finestra

aperti

e della nostalgia

blu oltremare

di fine giornata.

Torneranno.

E ci troveranno

lì ad aspettare

alla fermata dell’autobus,

le mani in tasca

e lo sguardo perso

in un sogno di bellezza

appena sfumato.

Lucia Guida



“Torneranno i tempi” in A.A.V.V., “AbbracciamoilMondo”, Tissì (SS), Lùdo Edizioni, 2020.



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"Profilo di giovane donna con capelli al vento", R. Guttuso (1945)

Ricette d’Autore: Torta di Compleanno crema e cioccolato

Maggio è un mese speciale perché è il periodo in cui mio figlio, che oggi festeggia il suo ventitreesimo compleanno, è nato. Una ricorrenza da sempre festeggiata con la preparazione di un classico Pan di Spagna fatto in casa; tradizione rispettata sin da bambini per i miei figli e perpetuata negli ultimi anni quando Emanuele e Roberta, sia pure di passaggio, si trovano a Pescara nel loro giorno speciale.
La ricetta, che qui vi illustro, è assai semplice e pluri-sperimentata tanto da riuscire sempre bene.
Provatela e realizzatela per le persone a cui più volete bene, le farete felici.

Lucia

Pan di Spagna crema e cioccolato*

Ingredienti

Per la base di Pan di Spagna:

  • 3 uova intere
  • 150 gr di farina 00
  • 150 gr di zucchero semolato bianco
  • 1/2 bustina di lievito vanigliato per dolci.

Per la farcitura e decorazione del dolce:

  • 1/2 litro di latte intero
  • 2 tuorli
  • 50 gr di zucchero semolato bianco
  • 6 cucchiai colmi di farina 00
  • 250 ml di panna fresca montata
  • polvere di cacao amaro q.b.

Preparazione:

Montare a neve le chiare necessarie per la base del Pan Di Spagna e a parte i tuorli con lo zucchero, procedendo ad amalgamare delicatamente questi ultimi con la farina versata a pioggia pian piano. Per ultimo aggiungere le chiare in precedenza lavorate poco per volta e il lievito passato al setaccio.
Dopo aver infarinato lo stampo  versare il composto e cuocerlo in forno a cottura tradizionale a 150° per 40 minuti circa. Una volta ultimata la cottura, lasciare il Pan di Spagna per 5′ a forno spento.
Nel frattempo preparare una crema con i tuorli, il latte, lo zucchero e la farina mescolando gli ingredienti a fuoco basso sino a quando la crema non avrà raggiunto la consistenza desiderata. Versare metà della farcitura in un secondo recipiente aggiungendo del cacao amaro ‘a sentimento’ caricando di più o alleggerendo di meno in base alle proprie preferenze quanto a coloritura e gusto.
Tagliare il Pan di Spagna in due cerchi di uguale spessore farcendone il primo con la crema al cioccolato e il secondo con la crema bianca. Cospargere, infine, la sommità del dolce con la panna montata decorandola a piacere con dei confettini colorati o altro come in foto. Io ho usato della granella di mandorle pelate e dei biscottini al cioccolato fondente.
Far rassettare il birthday cake in frigo per qualche ora: lo aiuterà a compattarsi e lo renderà più facile da tagliare a fette.

*la dose è per una tortiera dal diametro di 24 cm.

torta 3

Coups de chance

Anche per quest’anno il mio racconto Coups de chance farà parte in ottima compagnia della pubblicazione a cura della piattaforma Ready to Read per la sezione Hotel Stories. Con il placet del patron Mauro Gabba ve ne propongo la lettura integrale invitandovi a immergervi in tutti gli storytelling della pubblicazione per scoprire località e residenze di pregio di cui la nostra Italia è ricca.
A presto

COUPS DE CHANCE

Quel coup de chance capitò a Fiorenza all’improvviso e per vie del tutto inaspettate.

Non era mai stata fortunata al gioco e in vita sua aveva vinto un unico premio: una confezione di pistacchi tostati in occasione di una lotteria di Natale a cui aveva partecipato anche lei, organizzata dal Cral della ditta di suo marito. Un magro premio di consolazione tra settimane bianche, una mountain bike e un pacchetto benessere in una spa della zona. All’epoca Dario l’aveva bonariamente presa in giro e la serata si era conclusa tra risate e coccole in camera da letto. Possedevano entrambi il mondo nel palmo di un’unica mano e lo sapevano alla perfezione. Tutto il resto contava davvero poco.

Il mese passato aveva aderito in ufficio a quella riffa di beneficienza perché credeva nella causa patrocinata da Olga, sua collega e attiva collaboratrice di una Onlus che si occupava di persone anziane in difficoltà. Il biglietto di carta sottile rosa che riportava il suo cellulare e un numero in serie era, quindi, finito nel portafogli tra mille minuzie legate alla sua quotidianità spicciola. Quel venerdì mattina era letteralmente caduta dalle nuvole arrivando al lavoro e trovando i suoi colleghi schierati in sua attesa mentre Olga le porgeva una busta invitandola ad aprirla.
– Ciao, Fiore! Guarda un po’ cosa c’è, oggi, per te…

Lei aveva obbedito stupita e si era meravigliata non poco leggendo la consistenza della sua vincita: un weekend in una prestigiosa villa d’epoca, Villa La Meridiana, a Santa Maria di Leuca, in Salento.

Le era toccato offrire un caffè a tutti tra una congratulazione e l’altra dei suoi colleghi, divisi tra la partecipazione sentita al suo colpo di fortuna e una punta d’invidia benevola nei suoi confronti.
Quella piacevole novità l’aveva messa di buonumore, non vedeva l’ora di condividerla con suo marito.  Con un’idea sui generis che quell’insperata circostanza aveva contribuito a far nascere in lei: un disegno preciso che si era rafforzato a dismisura nell’attimo in cui aveva telefonato al titolare dell’agenzia di viaggi che aveva emesso il voucher.

Tornata a casa aveva preparato in poco tempo una cenetta semplice ma gustosa aspettando con una certa impazienza il rientro di Dario, dividendosi tra le incombenze di moglie e quelle di madre con la telefonata serale dedicata a sua figlia, studentessa in Erasmus a Marsiglia.

-Complimenti, mamma! Che cosa bella! Dai, dimmi la verità che non vedi l’ora di farti un bel viaggetto con papà- si era congratulata con lei la ragazza. E lei, suo malgrado, aveva dovuto ammettere a voce alta che sì, era proprio quello che aveva intenzione di fare.

Dario era arrivato con qualche minuto di ritardo rispetto al solito dandole un bacio leggero sulle labbra prima di abbandonare il suo zainetto di lavoro sulla poltroncina dell’ingresso.

-Che c’è per cena?-, le aveva chiesto. E, senza aspettare la sua risposta, si era fiondato come d’abitudine sotto la doccia ben deciso a scrollarsi di dosso la fatica di quella giornata lavorativa intensa.
Avevano iniziato a cenare in silenzio, accompagnati dal ronzio della Tv in sottofondo.
Portando in tavola una macedonia di fragole Fiore non ce l’aveva fatta più a tenere il segreto.
– Indovina un po’…

-Cosa, amore?- le aveva replicato distratto lui, alzando col telecomando il volume della televisione alla notizia di un episodio di cronaca che l’aveva particolarmente colpito.
Fiorenza non si era lasciata fuorviare dalla sua apparente indifferenza.

-Prepara il trolley, quest’anno il nostro anniversario lo trascorriamo in un posto speciale-, aveva aggiunto con tono deciso.
Dario aveva continuato a seguire il reportage giornalistico di quel programma d’assalto che tanto lo aveva preso fino alla fine; poi aveva spento la TV e il soggiorno era piombato in un silenzio che li aveva avvolti in una cappa di indefinitezza.
-Dicevi, Fiore?

Lei aveva respirato a fondo e gli aveva esposto il suo programma in maniera più esplicita.

-Dicevo che quest’anno possiamo evitarci la solita cenetta a due per il nostro anniversario. C’è una novità-. Ed era partita col suo racconto condito di entusiasmo e di sorpresa per quel weekend provvidenziale piovutole dal cielo, descrivendo con dovizia di particolari quel viaggetto all’insegna del benessere psicofisico fatto di paesaggi mozzafiato, natura incontaminata e dimore d’epoca dotate di ogni comfort.

Lui l’aveva ascoltata in silenzio, senza commentare. Poi le aveva replicato scegliendo con cura le parole da usare.

-L’idea è fantastica, di sicuro.

-Peccato davvero che per quel fine settimana di giugno che hai in mente io sia impegnato qui in zona in una convention con il nuovo responsabile dell’area marketing della ditta-, aveva concluso con appena un filo di esitazione.

Fiore lo aveva ascoltato delusa. La situazione che lui le aveva prospettato aveva avuto lo stesso effetto di una doccia gelata.   

-Una convention? Non me ne avevi parlato per niente…

-…contavo di farlo stasera, è una notizia che risale solo a qualche giorno fa-, aveva aggiunto lui lentamente, alzandosi e prendendo a sparecchiare.

Fiorenza ripensò a quell’isola felice che si era prefigurata in una manciata di ore. Lei e Dario non erano certamente una coppia di primo pelo, (di ciò lei era più che consapevole!) eppure insieme erano riusciti a doppiare dignitosamente parecchie boe nell’istante in cui alla passione e alla frenesia iniziale erano subentrati affetto, rispetto e stima reciproci. Fece per aprire bocca per chiedergli qualcosa ma lui continuò a parlare senza lasciarle via di scampo.

-Mi dispiace, Fiore. Stavolta è andata così. Festeggeremo quanto prima, promesso-.
Il senso di profondo sconforto non ebbe, tuttavia, il potere di distoglierla da quel piano che pian piano e suo malgrado aveva preso una consistenza ben definita. In ufficio si guardò bene dal rifiutare quel giorno extra di ferie messo a sua disposizione con generosità dalla sua compagna di stanza, Marina, per aiutarla a concretizzare quella che, sentimentalmente, le era apparsa come fuga romantica a due.
Fiore partì da sola, in treno, all’indomani dell’inizio della famosa convention di Dario.

Quel progetto nato per caso e cresciuto con caparbia si era fatto vittoriosamente strada. Non aveva affatto intenzione di rinunciarvi barattandolo con qualche ora trascorsa sulla spiaggia della città in cui abitava, né col costoso mazzo di rose che lui, ne era certa, le avrebbe fatto pervenire per sistemare le cose tra di loro.

Lecce l’accolse con la ricchezza austera delle sue chiese e dei suoi palazzi nobiliari in pietra calcarea. In attesa di prendere un pullman per raggiungere Santa Maria di Leuca si concesse il lusso di passeggiare all’ombra degli edifici antichi che ne abbellivano il centro storico e di pranzare velocemente scegliendo, tuttavia, con cura un locale nella suggestiva Corte dei Cicala, sorpresa sua malgrado dal suo spirito d’iniziativa.

Santa Maria di Leuca le fece dono al suo arrivo di un’atmosfera fané che non le dispiacque. Il borgo era incantevole come se lo ricordava quando da bambina trascorreva brevi periodi di villeggiatura ospite di amici di famiglia dei suoi; la costa rocciosa degradante verso il mare con morbidezza pareva rispondere perfettamente al suo stato d’animo attuale bisognoso di equilibrio e di conferme.
Una volta arrivata a destinazione apprezzò la riservatezza con cui l’addetto alla reception si fece bastare la spiegazione che probabilmente suo marito, con cui aveva inizialmente pianificato di pernottare in loco, non avrebbe fatto in tempo a raggiungerla.
Decisa a far fruttare al meglio il suo soggiorno si riposò in camera tra la frescura delle lenzuola di lino bordate di pizzi fatti a mano, dando uno sguardo distratto ai messaggi e alle chiamate che l’avevano raggiunta, a cui rispose con un laconico ‘Sto bene. A presto’ mentre i suoi occhi rincorrevano pensieri attraverso le sottili lame luminose che filtravano dalle persiane accostate con cura. 
Pochi minuti ed era già in cammino verso Punta Mèliso costeggiando senza fermarsi il porto turistico affollato di natanti di varia dimensione. La sua esigenza di essenzialità si incontrò perfettamente con la scabra bellezza della costa e lei avvertì l’urgenza di trovarsi di fronte al mare aperto spingendosi fino al santuario di Santa Maria de Finibus Terrae di Castrignano del Capo, in equilibrio perfetto tra oriente e occidente. Respirò aria di mare pura e rigenerante mentre guardava pensosa il faro, bianco e slanciato verso l’alto, alla sinistra della basilica. Non sapeva quanto di metaforico tutto ciò rappresentasse per lei ma godette di quell’istante fino a quando la luce del giorno glielo consentì.
Tornò in residenza in tempo per dedicarsi alla cena che aveva ordinato per sé con l’aiuto del concierge in un ristorantino a pochi passi dalla Villa.
Fiorenza si abbigliò con cura quella sera. Indossò un abitino di lino e seta smeraldo longuette semplicissimo impreziosito da gioielli etnici al collo e ai lobi lasciando sciolti sulle spalle i capelli castani che di solito portava raccolti in ufficio per questioni di praticità. Completavano la sua mise un paio di sandali bassi dalla fattura artigianale, eleganti e comodi. Aveva lasciato in albergo il cellulare e si era portata l’essenziale in una sacca di seta grezza rubata dall’armadio di sua figlia che l’aveva acquistata durante un viaggio in India come cooperante.

Al tavolo gustò una cena semplice e tipica scelta sul menu con minuzia, concentrandosi sulle prelibatezze locali a base di pescato. Il cibo era uno dei piaceri della vita, e allora perché non approfittarne degnamente? Di quella vacanza rubata a caro prezzo allo scorrere dei giorni lento e ripetitivo voleva godere fino all’ultima goccia. ‘Mustazzolo’ incluso, un inconsueto dolce a base di vin cotto in cui riconobbe l’aroma inconfondibile e particolare della cannella e la dolcezza discreta del miele, servito con una nuvola di crema alla vaniglia.
Il locale era popolato da un paio di comitive e da qualche coppia. Gli unici avventori in solitaria erano lei e un uomo di mezza età dall’aspetto giovanile, vestito in modo casual ma ricercato. Fiore distolse il suo sguardo da quello del suo compagno nell’attimo in cui si rese conto di aver suscitato il suo interesse.
Ma le circostanze decisero per lei nell’attimo in cui il cameriere le portò un bicchierino ricolmo di liquore ambrato.

-Un piccolo omaggio dal signore laggiù, una lacrima de ‘Le Ricordanze’, un vino passito locale. Ottimo accompagnamento per il suo ‘mustazzolo’. –
Fiorenza incontrò lo sguardo cordiale del suo compagno che alzò verso di lei un bicchierino ricolmo della stessa bevanda.
Sorrise per ringraziarlo e iniziò a sorseggiare il vino liquoroso, dolcissimo e dal tono robusto.
In circostanze diverse si sarebbe schermita e non avrebbe accettato per nessun motivo le profferte di un perfetto sconosciuto ma quella sera sentiva di poter osare qualcosa di diverso. Era uno dei privilegi della maturità, concluse, stabilendo di non indagare oltre sull’intraprende disinvoltura che l’aveva afferrata.
Pagò il conto e decise di regalarsi una breve passeggiata nell’aria tiepida e profumata della notte.

-Di passaggio a Santa Maria per il fine-settimana?

Scoprì che ad affiancarla con passo morbido e rapido era stato il bel tipo del ristorante. Lei lo guardò con una punta di ironia, per nulla spaventata. Era curiosa di sapere dove sarebbe andato a parare.

-Esattamente. Riparto a breve-, gli concesse stringata.
-Presumo viaggio di piacere.

-Proprio così – gli rispose ostentando la mano sinistra in cui riluceva il solitario che Dario le aveva regalato in occasione del loro primo anniversario, quello in cui lei con orgoglio massimo gli   aveva annunciato di essere incinta.

L’altro abbozzò un mezzo sorriso dando prova di aver mangiato la foglia ma non mollò la presa.
-Io sono qui appositamente. Quando vengo per lavoro a Lecce mi regalo sempre un soggiorno sulla costa ionica o adriatica. È il mio personale modo di volermi bene-, le disse con semplicità.
-Volersi bene nella vita è importante- gli concesse lei, suo malgrado colpita dal tono di quelle parole, continuando a passeggiare in quell’atmosfera serale così suggestiva, sospesa tra mare e terra.

Percorsero insieme la riviera costeggiata dalle sedici ville d’epoca che lo avevano reso così celebre schierate come debuttanti al loro primo ballo, parlando del più e del meno e scoprendo di possedere più di un’affinità. Fiorenza rise di gusto alle battute del suo nuovo amico. Finì che tirarono sino a tardi mentre i loro passi rimbombavano sul selciato oramai deserto.
-Io sono arrivata. Grazie per la serata- gli annunciò lei, fermandosi davanti al cancello in ferro battuto di Villa La Meridiana.
-Sei stupenda, lo sai?
Lui le sorrise e le si avvicinò.
Ama ci t’ama, e cci nu t’ama, lassalu”, “Ama chi ti vuol bene e lascia perdere chi non te ne vuole”. Chiudendo gli occhi e offrendosi a lui per essere baciata lei si chiese invano dove avesse mai sentito in passato quell’antico proverbio salentino.

Fiorenza si svegliò stiracchiandosi con voluttà.
Nonostante l’ottima cena e le emozioni della sera precedente aveva dormito a lungo.
Un’occhiata rapida all’orologio le confermò che se si affrettava avrebbe potuto fare colazione in hotel prima di iniziare il dettagliato programma stilato per quel particolare sabato di giugno. Aveva deciso di concedersi una mattinata pigra e di oziare nei paraggi, valutando la possibilità di affittare un’utilitaria per spingersi nel pomeriggio verso Gallipoli.
-Ciao, Fiore.
Avrebbe riconosciuto tra mille il timbro basso e suadente della voce di quell’uomo poggiato al muro di recinzione dell’antica Villa.

-Ciao, Dario. Hai…

-… disertato la convention e guidato come un matto dall’alba di stamattina? Sì, l’ho fatto. Dopo aver trascorso una delle notti più lunghe della mia vita annusando il tuo odore tra le lenzuola-.
Fiorenza lo guardò con un misto di fastidio e di tenerezza, ripensando ai bei momenti tra di loro e agli impasse che pure c’erano stati, alle tante fermate e alle ripartenze del loro sodalizio più che ventennale.
Lui le porse un papavero, strappato da una fessura di un muretto a poca distanza da lì.
-Buon anniversario-

Lei lo prese e se lo mise nell’asola del primo bottone del prendisole vintage. Poi gli accarezzò il mento con un accenno di barba e lo baciò sulle labbra, respirando il suo odore di uomo misto al dopobarba con cui lui si era asperso il viso. Un pensiero veloce andò a ciò che non si era compiuto solo poche ore prima nell’attimo in cui il suo sconosciuto ammiratore le aveva sfiorato il viso con un fiore di buganvillea chiedendole di passare la notte insieme e lei gli aveva risposto di no. Quanto tempo era trascorso? Una vita intera, si disse. 

-Buon anniversario a te, Dario. Bentornato.

Lucia Guida    

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