Perché non regalerò più libri scritti da me
Tempo fa mi è capitato di leggere nel gruppo Meta di Ultima Pagina – Editoria, Libri e Scrittura, fonte per me infinita di ispirazione per riflessioni scrittorie e di vita in senso più ampio, un post in cui si parlava dell’opportunità di regalare a terzi copie di libri scritti da noi. Sulla scia di questo input ho ripensato a quando in questa casistica sono rientrata anch’io. Ovviamente non sto parlando delle copie inviate per essere recensite, segnalate o partecipare a premi di scrittura: quelle sono da mettere in conto come dovute, poiché non a tutti piace leggere tout court il pdf dell’ultimo impaginato editato. Mi riferisco all’insana voglia che a volte mi ha presa mio malgrado (fortunatamente non spessissimo) portandomi a omaggiare chi mi aveva già letta con un gesto di riguardo che non ha però sempre sortito gli effetti sperati. Di questi doni raramente ho avuto riscontri successivi: un commento qualsiasi, nel bene o nel male a titolo di mero feedback. Non volevo recensioni entusiastiche, avrei accettato anche sottolineature di altro genere. E invece nulla, il vuoto più totale. E il dubbio che qualcosa non avesse funzionato. Oppure, molto più banalmente, che quel libro fosse finito nel dimenticatoio e che gli apprezzamenti in precedenza da me ricevuti fossero stati un semplice esercizio di cortesia diplomatica. A mia parziale discolpa aggiungo che generalmente ho ceduto un mio libro a persone che conoscevo in carne e ossa, fisicamente. Non ho mai inviato copie in cartaceo e/o digitale a personaggi famosi a vario titolo in web o incontrati nel corso di eventi artistico-letterari: almeno lì ho avuto la consapevolezza piena che sarebbero con molta probabilità finiti in uno scantinato per disfarsi in ambienti umidi e polverosi. Oppure, peggio, in un cassonetto di raccolta differenziata della carta.
Con la consapevolezza di qualche anno di pubblicazioni alle spalle posso con tranquillità affermare che un autore che regala un suo libro a titolo completamente gratuito a qualcun altro (senza aver ricevuto sollecitazioni da parte di questi) fa una cosa inutile e fortemente dannosa: non aggiunge nulla né lo motiva a invitarlo e/o continuare a seguirlo nelle cose che scrive. Meglio lasciare che i tempi si compiano; che il neo lettore decida, cioè, di sua volontà se leggerti/continuare a leggerti oppure rivolgersi altrove.
Donare un libro che ti è costato fatica, impegno e magari anche più di un qualche amichevole scambio di opinioni con l’editor che ti ha aiutata a confezionarlo in modo ottimale per la pubblicazione non è MAI una buona idea. È come regalare un pezzo di te a un perfetto sconosciuto: può accadere che lo apprezzi ma è altrettanto probabile (forse di più) che lo consideri un extra poco gradito, semplicemente perché non è stato lui a prefigurare di acquistarselo. E non è di conforto ripeterti a mo’ di mantra che un regalo è sempre un regalo. Darlo gratuitamente a chi ti ha già apprezzata come autrice è egualmente poco funzionale; serve, però, alla grande allo scopo di capire se i complimenti che ti erano stati rivolti fossero autentici oppure no. Se non riceverai repliche di nessun genere vuol dire che quella persona si è limitata a fare una cosa che nel mondo dei social è assai diffusa: mettere un like sotto un post in maniera seriale e non dedicata, e quindi per te del tutto vana, per mantenersi con te aperta una porta per eventuali sue future occorrenze.
Esiste un’eccezione alla regola? Probabilmente sì. A patto di ricordare che un’eccezione è cosa da e per pochi, non per tutti. Spargere amore a piene mani, incondizionatamente, non ha mai portato bene a chi lo fa se questi non è in odore di santità o ha il dovere di agire in tal senso verso una persona che ha scelto per la vita di legare a sé (ad esempio un figlio). Ma queste sono forse altre storie, ben al di là dell’ambito scrittorio. Imparare a essere meritocratici anche nella veste di autori è un modo come un altro per dirsi e dire in seconda battuta al mondo “io mi voglio bene”. Un imperativo categorico che dovremmo ripeterci in varie prospettive di sicuro di continuo.
Lucia Guida