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Au Feminin Thinking and Writing and Not Only

Perché non regalerò più libri scritti da me

Tempo fa mi è capitato di leggere nel gruppo Meta di Ultima Pagina – Editoria, Libri e Scrittura, fonte per me infinita di ispirazione per riflessioni scrittorie e di vita in senso più ampio, un post in cui si parlava dell’opportunità di regalare a terzi copie di libri scritti da noi. Sulla scia di questo input ho ripensato a quando in questa casistica sono rientrata anch’io. Ovviamente non sto parlando delle copie inviate per essere recensite, segnalate o partecipare a premi di scrittura: quelle sono da mettere in conto come dovute, poiché non a tutti piace leggere tout court il pdf dell’ultimo impaginato editato. Mi riferisco all’insana voglia che a volte mi ha presa mio malgrado (fortunatamente non spessissimo) portandomi a omaggiare chi mi aveva già letta con un gesto di riguardo che non ha però sempre sortito gli effetti sperati. Di questi doni raramente ho avuto riscontri successivi: un commento qualsiasi, nel bene o nel male  a titolo di mero feedback. Non volevo recensioni entusiastiche, avrei accettato anche sottolineature di altro genere. E invece nulla, il vuoto più totale. E il dubbio che qualcosa non avesse funzionato. Oppure, molto più banalmente, che quel libro fosse finito nel dimenticatoio e che gli apprezzamenti in precedenza da me ricevuti fossero stati un semplice esercizio di cortesia diplomatica. A mia parziale discolpa aggiungo che generalmente ho ceduto un mio libro a persone che conoscevo in carne e ossa, fisicamente. Non ho mai inviato copie in cartaceo e/o digitale a personaggi famosi a vario titolo in web o incontrati nel corso di eventi artistico-letterari: almeno lì ho avuto la consapevolezza piena che sarebbero con molta probabilità finiti in uno scantinato per disfarsi in ambienti umidi e polverosi. Oppure, peggio, in un cassonetto di raccolta differenziata della carta.  

Con la consapevolezza di qualche anno di pubblicazioni alle spalle posso con tranquillità affermare che un autore che regala un suo libro  a titolo completamente gratuito a qualcun altro (senza aver ricevuto sollecitazioni da parte di questi) fa una cosa inutile e fortemente dannosa: non aggiunge nulla né lo motiva a invitarlo e/o continuare a seguirlo nelle cose che scrive. Meglio lasciare che i tempi si compiano; che il neo lettore decida, cioè, di sua volontà se leggerti/continuare a leggerti oppure rivolgersi altrove.
Donare un libro che ti è costato fatica, impegno e magari anche più di un qualche amichevole scambio di opinioni con l’editor che ti ha aiutata a confezionarlo in modo ottimale per la pubblicazione non è MAI una buona idea. È come regalare un pezzo di te a un perfetto sconosciuto: può accadere che lo apprezzi ma è altrettanto probabile (forse di più) che lo consideri un extra poco gradito, semplicemente perché non è stato lui a prefigurare di acquistarselo. E non è di conforto ripeterti a mo’ di mantra che un regalo è sempre un regalo. Darlo gratuitamente a chi ti ha già apprezzata come autrice è egualmente poco funzionale; serve, però, alla grande allo scopo di capire se i complimenti che ti erano stati rivolti fossero autentici oppure no. Se non riceverai repliche di nessun genere vuol dire che quella persona si è limitata a fare una cosa che nel mondo dei social è assai diffusa: mettere un like sotto un post in maniera seriale e non dedicata, e quindi per te del tutto vana, per mantenersi con te aperta una porta per eventuali sue future occorrenze.
Esiste un’eccezione alla regola? Probabilmente sì. A patto di ricordare che un’eccezione è cosa da e per pochi, non per tutti. Spargere amore a piene mani, incondizionatamente, non ha mai portato bene a chi lo fa se questi non è in odore di santità o ha il dovere di agire in tal senso verso una persona che ha scelto per la vita di legare a sé (ad esempio un figlio). Ma queste sono forse altre storie, ben al di là dell’ambito scrittorio. Imparare a essere meritocratici anche nella veste di autori è un modo come un altro per dirsi e dire in seconda battuta al mondo “io mi voglio bene”. Un imperativo categorico che dovremmo ripeterci in varie prospettive di sicuro di continuo.

Lucia Guida

Manet, Donna che scrive

“Femme écrivant”, Édouard  Manet

Chi legge scrive (e vive) bene

Arrivare a marzo 2023 per pubblicare qualcosa su questa pagina non significa affatto che io nel frattempo non abbia avuto niente da dire e da trasmettere a terzi attraverso le mie parole. Significa aspettare l’occasione giusta per farlo: in questo caso l’invito di Umberto Braccili, tra i fondatori dell’Associazione “Gigino Braccili”, intitolata a suo padre, uomo di lettere e gran bella persona come suo figlio, provando a  mettere nero su bianco pensieri sparsi di vita ma anche di scrittura.
Per il mio esordio sulla piattaforma dell’Associazione avevo parlato di slow life, della capacità di assaporare la vita a piccoli sorsi godendo di piccole cose, magari per qualcuno infinitesimali e di gusto trascurabile, che per altri, invece, rappresentano quel granello di sale (o di zucchero?) extra che fa la differenza nel traghettarci da una sponda all’altra o semplicemente nell’aiutarci a procedere col giusto ritmo. Un passo attento, consapevole ma calibrato a nostra misura. Che è, forse, la cosa migliore che ciascuno di noi possa augurare a sé stesso.
A rileggerci presto

Chi legge scrive ( e vive) bene 

Mi piace pensare che per un autore scrivere non rappresenti un dovere quanto piuttosto un piacere da centellinare pian piano e soprattutto da assaporare quando si ha realmente qualcosa da comunicare al prossimo.

Perché, allora, continuare a scrivere e pubblicare in un’epoca in cui si legge pochissimo e, per contro, si è accerchiati da una marea infinita di libri dati alle stampe a ritmo continuo? Ci sono giorni in cui me lo chiedo con insistenza anch’io. Da quel lontano 2007 in cui da blogger cominciai in una community virtuale a scrivere su una pagina dedicata i primi post su suggerimento di una persona di famiglia con un intento probabilmente forse più terapeutico rispetto al desiderio di mettermi alla prova come affabulatrice.

Non è che di prodromi in tal senso non ce ne fossero già stati, chiariamo. I miei ricordi d’infanzia sono connotati a macchia di leopardo con le immagini sbiadite dal tempo di Lucia che si diverte a scrivere mini fiabe sui tovagliolini monovelo delle pasticcerie (perché erano forse il foglio più a portata di mano accanto a un bignè alla crema che era la mia passione di allora). Ero piccolissima e talvolta avevo difficoltà a discriminare l’uso corretto delle doppie o la correttezza ortografica nelle parole con consonanti sonore e sorde ma avevo già voglia di narrare.

Storie fantastiche, possibilmente a lieto fine, in cui l’happy ending strizzava l’occhio a cavalieri e dame. O a una fanciulla salvata da un prode cowboy, scampata a un rapimento di una tribù di indiani pellerossa grazie a un felice baratto (una cassa di fucili per la vita della fragile donzella). Prove ingenue ma piene di entusiasmo e di poesia. Ricordo poi il periodo delle agende rilegate in similpelle o velluto, rubate dalla scrivania di mio padre e riempite di poesie vergate con forza a mano con stilografiche di colore blu, meno serioso dell’inchiostro nero, acquistate nell’emporio di fronte casa che le vendeva assieme ai cioccolatini sfusi e alle caramelleripiene al gusto di crema.

A seguire il periodo dei romanzi scritti in punta di adolescenza: quelli con una storia che si dipanava e poi cambiava direzione sull’onda delle sensazioni del momento: la descrizione del primo bacio o del primo tormento d’amore, sorrisi e pianti a dirotto che si alternavano con la sistematicità con cui ci barcameniamo tra una giornata di sereno e un acquazzone estivo.
Poi nella mia vita un periodo lunghissimo di latenza scrittoria. Unico elemento costante il perdurare della lettura di tantissimi libri di argomenti e autori quanto mai vari; qualcuno lo prendevo in prestito, di nascosto, dalla biblioteca paterna o del nonno materno ed era forse un po’ fuori tempo e aveva un gusto precoce per una ragazzina curiosa e avida di vita, quanto meno letteraria, come me.

C’è stato anche il periodo delle letture disimpegnate e sarebbe ipocrisia negarlo, ma lì c’era la vita col suo orologio biologico e la sete di leggerezza a farla da padrone e a ispirarmi. Poi, all’improvviso, il ritorno alla pagina bianca, cartacea o virtuale, e l’esigenza rinnovata di raccontarmi attraverso la narrazione di storie pescate dal mio immaginario ma anche da tanta vita realmente vissuta e trasformate in racconti e romanzi.

Qualche poesia in versi sciolti perché la metrica non è mai stata il mio forte ma l’urgenza di esprimere al mondo il mio sentire, quella sì, non si è mai attenuata. Continuando a leggere moltissimo, quasi ai ritmi della mia adolescenza con la consapevolezza adulta e cresciuta che il proprio mondo interiore (e di scrittura) hanno necessità di confrontarsi col mondo altrui e non semplicemente per scoprire dove stiamo andando ma perché una pagina scritta bene può essere la chiave di volta della propria e altrui conoscenza avendo il potere concreto di svelare a noi stessi anche ciò che con abilità più o meno consapevole a noi stessi celiamo. Facendolo riaffiorare pian piano, portandolo con forza alla nostra attenzione.

Affinandone gli angoli e trasformandolo in uno di quei ciottoli levigati che ci piace raccogliere in riva al mare e portare via attratti dalla lucentezza imprevista dovuta all’acqua salmastra che lo ha lambito: una componente semplice ma necessaria per valorizzare quella striatura iridescente di cui diversamente forse non ci saremmo mai accorti.

Lucia Guida

L’articolo originale è qui  

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Bloggheggiando alla fine di quest’anno – di partenze, pit stop e ripartenze

Quattro mesi di latitanza da questo blog di autrice sono davvero troppi anche se non me ne sono stata con le mani in mano. E quindi è per me piacevolmente d’obbligo fare il punto della situazione a pochi giorni dalla fine dell’anno.
“Come gigli di mare tra la sabbia”, Alcheringa (2021), mio ultimo romanzo pubblicato ha debuttato nell’universo/metaverso (io lo chiamo così perché è talmente variegato da dedicare una sottolineatura sui generis) dei concorsi letterari nazionali e internazionali ottenendo segnalazioni e visibilità, cosa non indispensabile ma incoraggiante per la sua creatrice.  Nel frattempo ho continuato a stilare recensioni librarie e filmiche sul portale di  Arte Libri Cinema Musica “Cyrano Factory”; dei miei piccoli contributi scrittorii in un’antologia di AAVV, nella rivista letteraria Arethusa, e con la mia minibio in un’opera collettiva dedicata a molti autori abruzzesi vi avevo già parlato.
Sempre a livello editoriale in pentola bolle qualcosa di nuovo di cui, però, mi riservo al momento giusto di parlare con maggiore ampiezza. Continuo a scrivere, questo sì, ma senza l’assillo di un’imminente pubblicazione. Coltivo la mia sfaccettatura social con i miei appunti di viaggio su Meta; lavoro a crochet e realizzo progetti unici e speciali pensando a me in primis e non semplicemente a chi li indosserà. Sogno di moltiplicare il tempo che ho a disposizione (meno di quello che mi servirebbe, ma questo è un altro discorso) per fare solo ciò che mi fa star bene. Ho dalla mia parte pochissime amicizie realmente sentite e disinteressate che coltivo e cerco di restare al bordi della pista da ballo in altre dimensioni per salvaguardare il mio libero diritto di farmi e perseguire un’opinione personale con coerenza.
Vivo la mia “Vita da Lucia”, insomma. Quella che mi sono creata poco a poco a mia immagine e somiglianza, che mi gratifica e appaga, che mi permette a gambe incrociate di ammirare in riva al mare tramonto e luna che sorge ma anche alba senza perdermi il suono armonioso della risacca e il profumo intenso della salsedine.

Auguri di cose speciali a chi passerà di qui. Prodighiamoci perché i nostri desiderata si avverino senza mettere limiti alla provvidenza ma con un briciolo di sano egoismo, continuando a volerci bene.
Noi ci rileggiamo presto, promesso.

Lucia

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Impressioni di un agosto salentino

Chi mi segue da tempo sa che a me piacciono gli scatti emotivi, quelli impregnati di umoralità e colore  caratterizzati da piccoli particolari all’apparenza insignificanti. È quello che ho cercato di trasmettere anche attraverso quest’ultimo reportage fotografico emotivo-sentimentale  in un breve interludio salentino, terra da cui mancavo da ben diciotto anni.
Lascio, quindi, commentare i miei pensieri alle immagini, limitandomi a fornire brevissime didascalie laddove reputo ce ne sia bisogno. Il resto tocca a voi: incontrarsi a metà strada serve a questo, a raccogliere ciottoli di mare sulla battigia privilegiando quelli che più ci hanno colpiti per portarli via con noi
A presto

Lucia

“Anche noi, come l’acqua che scorre, siamo viandanti in cerca di un mare”
Juan Baladán Gadea, citazione letta sulla litoranea verso Tricase di Castro Marina (Le)

Andare alla ricerca di acqua limpida (o di fresche, dolci acque, se preferite) è il tormentone che mi assale vivendo in una città di mare dalla movida ammiccante e variegata ma ahimè dalle spiagge “pettinate” per bene in cui poco è lasciato alla creativa rivisitazione del turista e troppo alla pianificazione di chi vuole che tu ti diverta di default. Il Salento in questo lascia la libertà di scegliere se affollare località vacanziere come Gallipoli o preferire cittadine dal flusso turistico un po’ più contenuto. In comune, tuttavia, c’è la qualità delle acque certamente di grado superiore sia di giorno che al calar del sole che ti invitano a fare un bagno rinfrescante accarezzata da lu ventu  che soffia a ogni ora sotto forma di brezza, tramontana, scirocco o ponente.

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Di pit stop, ripartenze e prosiegui

“Ogni volta, ogni maggese, che ritorna
 A dar vita a un seme
 Sarà vita nuova anche per me”

“Maggese”, C. Cremonini (2005).

 

È da tempo che non pubblico qualcosa in questa specie di canovaccio/diario di bordo che è la mia pagina WP di autrice aggiornandola davvero con assai poca sistematicità. E allora provvedo subito in tal senso.
Il 2022 si è annunciato nei primi mesi (e a conclusione di un 2021 dal punto di vista personale e familiare impegnativo) moderatamente complesso. Intanto sto cercando di capire cosa fare della mia vita scrittoria. Passione ce n’è, tempo anche, bisogna vedere che intenzioni ho nel prosieguo della mia “crescita”. Nel frattempo ho portato avanti oltre alle mie riflessioni nero su bianco social un po’ di promozione di “Come gigli di mare tra la sabbia” ma senza l’urgenza di arrivare a traguardi certi nel minor breve tempo possibile.

Il mio ultimo romanzo si è così classificato tra i finalisti del II Premio internazionale Samnium e ha avuto menzioni d’onore nel Premi Internazionali Cygnus Aureus e Navarro.

Un mio piccolo cameo in compagnia di tanti altri contributi autorevoli è presente nella AAVV Storie di cibo curata da Gino Primavera per i tipi di Tabula Fati e una mia minibio di autrice è stata inserita nell’opera collettiva Nei territori della parola, gli scrittori abruzzesi si raccontano di imminente pubblicazione per  Teaternum Edizioni.

Continua la mia collaborazione con la piattaforma Cyrano Factory di Teatro Cinema Musica Arte Libri Eventi Scritture per la rubrica estiva di “Letture sotto l’ombrellone” in cui leggo e recensisco libri scelti in maniera estremamente estemporanea ed emotiva.

Tempo fa è infine nata la pagina Meta “Vita da Crocheteuse” in cui cerco di parlare a tutto tondo di creatività poiché, almeno per ciò che mi riguarda dal mio punto di vista le Lucia autrice, Donna e Persona e Crocheteuse si equivalgono alla perfezione.

In cantiere c’è molto altro di cui per scaramanzia non dico nulla. Si procede per  piccoli passi ma questa nuova (per me, almeno) attitudine è un’occasione formidabile per potermi guardare intorno con calma godendo delle pause di meritato riposo e delle piccole cose di vita spicciola che fanno grande il mio presente attuale.

A presto

Lucia

 

Non innamorarti di una donna intensa, ludica,
lucida, ribelle, irriverente.
Che non ti capiti mai di innamorarti di una donna così.
Perché quando ti innamori di una donna del genere, che rimanga con te oppure no, che ti ami o no, da una donna così, non si torna indietro.
Mai.

(cit.)

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ph. credit: ritratto di Vivien Leigh courtesy of Sasha/Getty Images

Ricette d’autore: Arancello di Lucia

Nella regione che mi ha adottata a pieno titolo oramai da quasi quarant’anni è tradizione preparare liquori casalinghi aromatizzati alla frutta e alle erbe. Nonostante sia semi astemia mi sono attenuta con particolare piacere a questa usanza cimentandomi nella realizzazione di limoncelli, ratafìa, mandarinetti e liquori alla radice di genziana con grande apprezzamento di amici e parenti.  La mia proposta di oggi è quella di una bevanda alcolica all’arancia (da me battezzata ‘arancello’ per non confonderla con il termine ‘arancino/a’ di differente memoria) che rimanda a un prodotto di grande e diffusa commercializzazione tipico dell’Abruzzo e che ben si sposa a varie tipologie di dessert, oltre a costituire un ottimo digestivo. Il procedimento è piuttosto semplice e pluri sperimentato ma va seguito alla lettera per ottenere un effetto garantito.

Buon lavoro a coloro che  decideranno di provare a realizzarlo

Lucia

Arancello

Ingredienti:

  • 6 o 7 arance biologiche di media grandezza
  • 1 l di alcool buongusto 96° acquistabile in qualsiasi supermercato
  • 600 gr di zucchero bianco semolato
  • 1 l di acqua naturale liscia (in genere io uso quella del rubinetto)

Preparazione

Con un coltello affilato o un pelapatate tagliare finemente la buccia delle arance stando bene attenti a non intaccarne la parte bianca (per evitare che in seguito possa conferire un gusto amarognolo alla bevanda). Porre, quindi, le sorze sottili ottenute in un recipiente a tenuta stagna (io uso un barattolone di vetro con chiusura ermetica) e lasciarle in infusione per tre giorni nell’alcol buongusto. Alla scadenza di questo periodo di tempo versare in una pentola ben pulita di acciaio il litro d’acqua e a fuoco moderato far sciogliere lentamente lo zucchero semolato. Far raffreddare lo sciroppo ottenuto.
Nel frattempo in una pentola dalla capienza maggiore di due litri con un colino filtrare l’alcol in cui erano state messe a macerare le bucce d’arancia e poi aggiungere poco per volta lo sciroppo. Lasciar riposare il composto ottenuto per qualche giorno prima di filtrarlo nuovamente e imbottigliarlo facendo anche stavolta particolare attenzione a recipienti con una chiusura a tenuta stagna. Da questi ingredienti si ottengono circa due litri e mezzo di un ottimo e profumatissimo liquore all’arancia che potrà essere conservato per più di un anno.

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Thinking and Writing as an English Teacher – 17th Lesson

You cannot write in a dignified manner if you have not fed and are not feeding more than abundantly on good reading

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“Milano non è mai stata una città di ricordi” (cit.) – appunti di viaggio in visita alla Pinacoteca di Brera

Milano è la seconda città che ho iniziato a scoprire per ragioni di tipo familiare grazie a mio figlio Emanuele che lì vive e lavora dai tempi dell’università. Per tale ragione è meta frequente di weekend all’insegna dell’arte, di iniziative culturali a vario titolo e di scoperta delle infinite possibilità che offre. A me che da relativamente poco la sto conoscendo appare simile a un prisma di cristallo: luminosa, dalle tante sfaccettature, in movimento perenne. Sospesa in un ideale presente permeato da un passato importante e protesa irreversibilmente verso un futuro che è cambiamento continuo e divenire incessante.
Com’è di consueto per me condividerò qui alcuni scatti emotivi presi alla Pinacoteca di Brera frutto delle mie impressioni di visitatrice curiosa e affascinata dalla ricchezza artistica che contraddistingue da sempre questo importante luogo della memoria.
Buona visione a tutti

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Rispondere alle esigenze del tempo proprio e altrui è sinonimo di grande consapevolezza. È questo che il museologo e critico d’arte Franco Russoli sembra voler comunicare a chiunque, per dovere o per diletto, cerchi di entrare in sintonia con la città di Milano

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Una giornata di sole, un cielo pulito prigioniero della copertura in rete a maglie strette che sovrasta il cortile interno della Pinacoteca sembrano suggerire come la Bellezza, oggi forse che più in passato, abbia necessità di essere protetta con amorevolezza e assertività per continuare a svolgere la sua funzione salvifica.

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Il tempo scorre con la stessa risolutezza di sempre quasi a voler sottolineare con la propria intransigenza il bisogno di ciascuno di noi di farne uso prezioso di nutrimento dell’anima

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La figura femminile trova ampio spazio nelle sale della Pinacoteca, tanto nelle numerose madonne con bambino quanto in ritratti di nobildonne o popolane. Quello che colpisce è la pacatezza dell’espressione immortalata dagli artisti che si sono occupati di raffigurarle: che siano affrante dal dolore, pensose, turbate da una notizia poco felice appena ricevuta o semplicemente illuminate dall’ombra di un sorriso queste Donne cercano di dare di loro stesse un’immagine pacata quasi a prefigurare attraverso di essa il destino che le segnerà nel corso dei secoli sino ad oggi. Quel segno di forza che non le abbandonerà mai e a cui attingeranno a mani piene nella buona e nella cattiva sorte e che le aiuterà a risorgere sempre a nuova vita.

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Anche una finestra schermata per evitare che troppa luce distolga il visitatore e danneggi i capolavori oggetto della sua ammirazione diventa opera d’arte attraverso il chiaroscuro che lascia intravvedere e la luminosità che stempera con sapienza

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Un lucernario artistico può a ragione contribuire alla luminosità discreta di uno scrigno prezioso a mo’ di pennellata sapiente 

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"Intérieur à la baie", M. Estève

Torneranno i tempi

Sono giornate dall’andamento lento in cui anche i gesti più semplici costano la fatica di pensare a cosa potrebbero portare, nel bene e nel male. È allora che la poesia ci viene incontro e ci aiuta a meditare mentre ci allunghiamo verso sera e verso l’idea di nuove giornate da affrontare con la giusta determinazione.
Per voi un mio componimento in versi scritto a fine lockdown 2020 e poi pubblicato nell’antologia di AAVV “AbbracciamoilMondo” a cura di Leonardo Onida per i tipi della Lùdo Edizioni  
Buona lettura e a presto

Lucia 

 

TORNERANNO I TEMPI

 

Torneranno i tempi

delle giravolte in piazza

e dei fili d’erba verde tenuo

amari

masticati a primavera.

Dell’aria tiepida e carezzevole

delle sere d’estate,

delle conchiglie calpestate a piedi nudi

sulla battigia.

Dei brividi a pelle

e degli sguardi muti.

Dei gesti rubati

e di quelli regalati.

Delle coccinelle

poggiate su vetri di finestra

aperti

e della nostalgia

blu oltremare

di fine giornata.

Torneranno.

E ci troveranno

lì ad aspettare

alla fermata dell’autobus,

le mani in tasca

e lo sguardo perso

in un sogno di bellezza

appena sfumato.

Lucia Guida



“Torneranno i tempi” in A.A.V.V., “AbbracciamoilMondo”, Tissì (SS), Lùdo Edizioni, 2020.



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"Profilo di giovane donna con capelli al vento", R. Guttuso (1945)

Season’s Greetings with some Books under the Christmas Tree

Alla fine di questo 2021 di poche sorprese è tempo di fare qualche bilancio scrittorio e di lettura.
Organizzare e partecipare da addetta ai lavori a eventi proposti da terzi in emergenza pandemica non è stato semplice e ha richiesto scelte ben precise da parte mia. Quelle più semplici da compiere sono state di natura logistica ma le ricadute a livello socio-affettivo-relazionale sono state notevoli e inevitabili. Per ciascun autore una presentazione è il trat d’union che lo collega al suo pubblico, il feedback privilegiato da cui attingere stimoli sufficienti per continuare ad affabulare su un piano di condivisione emotiva e non semplicemente scrittoria. Il covid19 con le sue tante implicazioni ci ha privati di questa corsia preferenziale limitandola all’essenziale. 
Sono convinta che la vita di un tempo non esista più e che questa strada in cui giocoforza abbiamo dovuto incanalarci sia l’unica percorribile senza rimpianti di nessun genere: abbiamo solo la possibilità di guardare in avanti e progettare il nostro futuro con speranza e resilienza.
La lettura credo aiuti moltissimo in tal senso. Un buon libro è un amico formidabile con cui passare il nostro tempo migliore e a cui chiedere risposte alle nostre tante domande. Non ci tradisce né ci rimprovera mai; neanche quando, in ottemperanza al decalogo del lettore di Pennac, decidiamo di metterlo da parte. Affina la nostra capacità di percepire il mondo circostante e ci mantiene giovani “dentro”. Possiamo portarlo dovunque con noi, leggerlo e rileggerlo all’infinito scoprendo ogni volta sfumatore diverse per arricchirci.
Il mio saluto grato per tutti coloro che hanno la pazienza di seguirmi per il tramite di questa mia pagina  così poco sistematica e forse troppo empatica è l’elenco completo degli otto libri che, a partire dai primi mesi dell’anno, ho scelto di recensire per amore e solo amore della lettura: senza costrizioni di nessun tipo, da recensora freelance di Cyrano Factory. Di qualcuna avete già contezza perché l’ho pubblicata qui su WP, qualcun’altra, invece, è ancora tutta da leggere e da scoprire.
Sono il mio personale tesoretto da consigliare, un’interfaccia felice di Lucia autrice e lettrice realizzata sul filo della sua sensibilità.
Auguri di buonissime feste a tutti. Che possiate davvero stringere sempre il mondo nel palmo di una mano sola.

Lucia  

Le mie recensioni librarie su Cyrano Factory del 2021

Il treno dei bambini, Viola Ardone 

La signorina Crovato, Luciana Boccardi 

Lettere d’amore da Montmartre, Nicolas Barreau

Finché il caffè è caldo, Toshikazu Kawaguchi

Storia di un fiore, Claudia Casanova

Le siciliane. Storie vere, Giacomo Pilati

Oliva Denaro, Viola Ardone

Punto pieno, Simonetta Agnello Hornby

 

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