La Fata della Melagrana

La Melagrana ha segnato indelebilmente quest’anno per me specialissimo e singolare. Vorrei concludere questo dicembre insolitamente soleggiato e quasi primaverile con una piccola fiaba che parla di infanzia, di fantasia, di fate minuscole e benevole e di melagrane beneauguranti. Pensando per voi una fine morbida, senza scossoni, e un principio altrettanto graduale colorato di positività e passione per le cose belle e vere.
Arrivederci, 2012. Benvenuto, 2013.

La Fata della Melagrana

La bambina prese con le mani le due metà della melagrana perfettamente combacianti e simmetriche incerta sul da farsi. Poi decise di separarle con dolcezza, lasciando che copiose gocce di succo agrodolce e vermiglio macchiassero la tovaglia bianca di fiandra con cui la tavola era apparecchiata.
La donna si stiracchiò languidamente, svegliata dalla solerzia della bambina guardandola interrogativamente e poi con maggior indulgenza e disponibilità. Destarsi all’improvviso le era costato parecchio ma comprendeva la curiosità di quella donna in nuce e decise di accontentarla. Fece qualche passo di danza per sgranchirsi le membra intorpidite sul chiaroscuro della tovaglia damascata lasciandosi guidare da una musica immaginaria e dal piacere genuino di quegli occhi infantili colmi d’intelligenza intenti a seguire con interesse ogni sua mossa. Sfoderò tutta l’intraprendenza che possedeva nel percorrere il perimetro quadrato del piano su cui poggiava ben attenta a non scivolare oltre, verso profondità e altezze inesplorate. Continuò fermandosi davanti alla foglia lucidissima e verdissima di un’arancia matura, saggiandone la consistenza provando a dondolarsi con leggerezza, le mani ben salde al picciolo, e la bimba ripensò a pigre giornate estive trascorse nel dormiveglia intrecciando le dita nelle maglie di un’amaca lontana dal vago sapore di salsedine e le sorrise. Decise, allora, di offrirle la polpa sugosa di un acino d’uva maturo e la donna accettò con gratitudine. Insieme ne assaporarono la dolcezza senza pretese a lungo e in silenzio; poi la creatura misteriosa accettò di salire sul palmo di quella manina grassoccia e amichevole per farsi esaminare con la stessa precisione di uno scienziato intento a osservare al microscopio un organismo prezioso e minuscolo poggiato con cura su un vetrino: i capelli lunghi e liscissimi, dalla consistenza setosa. La pelle rosea e compatta del viso. Gli occhi color ambra, mobili ed espressivi. Un corpo femminile sinuoso e morbido appena velato da un abito di consistenza traslucida che alla bimba fece pensare alla sottilissima pellicina dell’acino d’uva appena assaporato. Una fata perfetta e amabile, simile alle tante creature fiabesche da lei conosciute e amate nelle ore di assoluta e compiuta solitudine trascorse nella lettura avida di pagine e pagine di storie senza tempo. A lungo rimasero lì, insieme, avare di parole, comunicando un mondo di idee e sensazioni attraverso le sfumature sottili ed espressive dei loro sguardi sino a quando un rumore improvviso e inaspettato non le fece sobbalzare entrambe, con la sgradevole percezione di essere state appena colte in flagrante.
Il persiano di casa osservò sornione la sua giovane padrona dal basso, strofinandosi contro una gamba tornita del tavolo, riflettendo sulla prossima mossa da compiere. La fata portò l’indice alla bocca chiedendole silenzio e complicità e la bambina con delicatezza decise di lasciarla laddove l’aveva, quel giorno, scoperta per la prima volta, accanto ai grani trasparenti e rossastri del frutto che era la sua dimora e attese. L’altra annuì con un sorriso leggero lasciandosi racchiudere con grazia nella sua prigione dorata. La bambina guardò a lungo le due metà ora saldate alla perfezione e non disse nulla.
Poi, con fare autorevole, si rivolse al suo antico compagno di giochi invitandolo a seguirla come sempre in giardino.
Di quel pomeriggio magico e irripetibile non rimasero che poche stille vermiglie sul candore violato di una tovaglia delle feste e un’aria svagata e pigra ma stranamente appagante offerta dal sole e dal garbino attraverso la finestra aperta su una domenica di dicembre unica e speciale.

Lucia Guida

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photo by Danezz

PRESENTAZIONI D’AUTORE – “Vita senza tempo” di Caterina Regazzi e Paolo D’Arpini

“Amore è il fatto che tu sei per me il coltello con cui frugo dentro me stesso”

‘Che tu sia per me il coltello’, David Grossman

 

 

Un amore “settembrino”, quasi “senza tempo”, quello narrato da Paolo D’Arpini e da Caterina Regazzi nel loro bel libro “Vita senza tempo”, raccolta epistolare della selezione di un nutritissimo carteggio virtuale che inizia il 24 aprile 2009 e si conclude il 7 luglio 2010.

Ne abbiamo parlato con passione e con sentimento domenica 9 dicembre 2012 a OliS in un’intervista a tre mani, caratterizzata anche dal pieno coinvolgimento empatico del pubblico presente.

Il libro si dispiega in maniera graduale, partendo dall’iniziale fase amichevole della conoscenza reciproca di Paolo e Caterina, nutrendosi di un corposo segmento intermedio di approfondimento e approdando, infine, a una relazione stabile sentimentale. Un ruscello che convoglia le proprie acque in modo equilibrato prima di diventare fiume e sfociare in una conclusione ideale, quella di apertura verso il mare e verso la vita stessa, rivista da Caterina e Paolo in un’ottica di condivisione e comprensione l’una per i punti di forza e i punti di debolezza dell’altro e viceversa, come in un amore maturo e realmente fruibile dovrebbe sempre essere. Un sentimento forte e corposo ma non scevro da  dubbi, piccole incertezze, sussulti dovuti alla frenesia del vivere quotidiano sperimentati da Caterina, veterinaria, accolta in un abbraccio ideale dalla disponibilità  “appassionata/spassionata” di Paolo, spirito libero e pensionato, spesso ago della bilancia della quotidianità di entrambi. Il dialogo  procede secondo ritmi variabili, trattando moltissimi temi attuali e contemporanei: relazioni umane e loro spendibilità nel reale e nel web ( quest’ultimo visto come modalità privilegiata e catalizzante di comunicazione, seguita tuttavia da un’indispensabile conoscenza “de visu” );   accettazione amorevole e consapevole di se stessi come premessa indispensabile per l’instaurazione di rapporti affettivo-sentimentali-relazionali positivi e durevoli di amicizia e amore; scelte esistenziali sentite con particolare riferimento alla salvaguardia dell’ambiente, alla tutela del benessere degli animali anche in rapporto a stili alimentari vegetariani o vegani. Accomunate sempre e comunque dal profondo rispetto di tutto ciò che ci circonda.

L’idea di vivere spensieratamente ma non superficialmente per arrivare gradualmente ma in modo maggiormente sentito e con naturalezza a determinate scelte di vita, senza forzare la mano a un processo che, una volta innescato, porta inevitabilmente alle giuste conclusioni. L’attribuzione, infine, di un peso rilevante al momento presente, da gustare intensamente scevro da ombre passate ( o forse, meglio, non appesantito ma arricchito dalla positività di ciò che è stato ) e di moderata propedeuticità verso un futuro ancora tutto da costruire con i piedi ben piantati per terra in un hic et nunc concreto e costruttivo.

 

Gli autori

 

Caterina Regazzi (classe 1959), veterinaria, è il referente della Rete Bioregionale Italiana per il rapporto uomo-animali. Vive a Spilamberto (MO) dal 2000 dove lavora e “si prende cura del proprio sé”.

 

Paolo D’Arpini (classe 1944), pensionato, è stato uno dei primi ri-abitanti della comunità di sperimentazione artistica, politica, sociale e spirituale di Calcata, alle porte di Roma. Dagli anni ’70 agli anni ’90 ha ripetutamente soggiornato in India ed in Africa. Ha collaborato in qualità di free lance con numerose testate, televisioni e radio. Vive attualmente a Treia (MC) dove si dedica soprattutto alla sua attività di blogger.

 

Le citazioni

 

Ben amalgamate nella narrazione, le riflessioni di Caterina e Paolo abbondano senza, tuttavia, il minimo sentore di  pretenziosità. Una sorta di corollario, fruibilissimo per tutti, di vita vissuta, agita.

 

Paolo D’Arpini

 

“ Viviamo in una società che non tiene conto del valore della vita di altre specie ed è per questo che una dieta vegetariana sarebbe indicata sia per motivi etici, che tuttavia sono meno importanti, che ecologici.”

“Le sensazioni più negative sono solo oscuramenti che sorgono nella mente, tanto vale non tenerne conto e procedere risolutamente nel bene … “

“Occorre accettare la propria solitudine e volersi bene come siamo, senza aspettative né desideri, allora nel silenzio l’amore fiorisce e non è più compensazione ma una semplice espressione di sé”

“Quando sono in viaggio mi muovo come se fossi in sogno, non so mai quello che succede realmente e quali sono le cose da fare, anche se un sottofondo di conoscenza o di ricordo dei percorsi e dei modi mi resta nella memoria”

“Le cose accadono perché ce le cerchiamo ma anche a volte contro la nostra volontà. Io, sinceramente, non credo che il nostro destino sia segnato ma che “attiriamo” o “respingiamo” le persone, gli eventi, le atmosfere a seconda di quello che siamo e che sentiamo e quindi di come noi ci poniamo”

“Non è meglio immergersi nel tutto e accettare, vivendo e basta? Dove per accettare voglio dire anche lottare, se necessario”

“La santità è una cosa diversa dalla saggezza”

“Ognuno di noi ha bisogno di essere addomesticato per poter risultare consono in un rapporto ma questo non significa perdere le proprie caratteristiche, anzi significa capire come accettarle e farle accettare con dolcezza”

“Ama e non preoccuparti … ama e basta”

“Ricordiamo sempre che possiamo solo compiere ciò che è a noi possibile, non ciò che riteniamo dovrebbe essere”

“L’amore è un gran livellatore dell’io”

“ (…) provo per te un infinito amore e cerco una fusione con te, uno stato dell’anima in cui non abbia più “bisogno” di chiederti alcuna spiegazione. Sciogliermi in te, restando me”

“Sii te stessa senza remore e non avrai mai da pentirti”.

 

 

Caterina Regazzi

 

“E’ più difficile fare di ogni scelta che ha risvolti commerciali una scelta consapevole sui risvolti  ecologici, etici, sociali che comporta (…) Tutti dovremmo guardare un po’ di più alle implicazioni che i nostri comportamenti sottendono … senza che il nostro ego ne abbia a gonfiarsi troppo.”

“Ero felice anche prima, Paolo, finalmente dopo tanti anni passati a subire la vita, ora ho imparato ad amarla incondizionatamente come si ama un figlio e forse proprio per questo ho incontrato te”

“L’amore non si può pretendere, ma non solo l’amore tra uomo e donna, tutti i tipi di amore (…) ti amo come sei senza chiedermi neanche più di tanto come sei”

 

“ (…) siamo tutti un po’ “sciroccati” e tutti, chi più, chi meno, ci attacchiamo a delle immagini, a delle esperienze fuori da noi, per poter dare “un valore aggiunto” alla nostra vita”  

 

“Se rinasco vorrei rinascere gabbiano, tanto lo so che dovrei retrocedere nella scala evolutiva ma almeno forse, per una vita di gabbiano mi sentirei più libera”

 

“Meravigliosi i momenti in cui non capisco dove finisci tu e dove comincio io”

 

“La ricerca della felicità è un istinto naturale (…) Per me la felicità si raggiunge essendo in armonia con il creato, provando amore per se stessi e per gli altri”

 

“ (…) sognando, ad occhi chiusi o aperti, a volte si scoprono energie e scenari che ci fanno vedere al di là delle semplici consuetudini e ci mettono in contatto con il nostro Sé”.

 

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Presentazione di “Vita senza tempo” a OliS, Associazione Culturale di Montesilvano (PE)
9 dicembre 2012

 

 

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Il blog di Paolo D’Arpini e di Caterina Regazzi:
http://paolodarpini.blogspot.it/

“Vita senza tempo”, edita da Viverealtrimenti è reperibile qui e nei principali store on-line

Andar per fiere – a Più Libri Più Liberi con la Nulla Die

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Prendete cinque autrici grintose, mettetele insieme a parlare di scrittura al femminile e otterrete  risultati sorprendenti. Le donne, si sa, sono dotate di energia e inventiva inesauribili, pronte a dispensare potenziale umano a piene mani con generosità e obiettività non scevre di concretezza e realtà. L’evento a cui mi riferisco è stato il dibattito “La scrittura  è Donna. E il mercato editoriale?”, promosso il 6 dicembre 2012 dalla Nulla Die, casa editrice siciliana di Piazza Armerina (EN), ospitato nella Bibliolibreria del Palazzo dei Congressi di Roma in occasione della X edizione di Più Libri Più Liberi, fiera nazionale della piccola e media editoria.

Antonella Santarelli, nel duplice ruolo di autrice e moderatrice, ha voluto sondare il terreno parlando di mercato editoriale e di proposte scrittorie con me, Greta Cerretti, Laura De Angelis e Cristina Lattaro in un’ottica rigorosamente femminile richiesta dal dato di fatto più oggettivo: che, cioè, la fetta di lettrici/ compratrici/fruitrici di libri sia a oggi costituita in maggioranza proprio dalle donne.   Nel panorama variegato e complesso dei libri editi in quest’ultimo periodo è palpabile un’attenzione in tal senso, non sempre corrisposta da un livello qualitativo adeguato. Come dire, citando Ogilvy à revers, che nel mare magnum del marketing editoriale non sempre contino realmente le persone che contano, almeno in un’ottica di onestà intellettuale. Molto più facile puntare sul livello di intrattenimento, di puro divertissement della lettura; e poco importa che si finiscano col sottovalutare volutamente e artatamente gusto e background socio-culturale femminile posseduti da buona parte delle lettrici, livellati senza mezze misure per rispondere in modo maggiormente funzionale a logiche di compravendita mordi-e-fuggi, spesso sulla falsariga di diktat esteri a partire dalle famose cinquanta sfumature jamesiane e oltre.

Le succitate autrici Nulla Die, impegnate ciascuna in forme di elaborazione  scrittoria di genere differente, hanno voluto dire la loro, sottolineando come l’erotismo non vada affatto confuso con il mom-porn o soft-porn  dilaganti e debordanti soprattutto negli ultimi tempi tanto da diventare punti di riferimento e offerta narrativa anche di note case editrici italiane. Che la scrittura impegnata ma anche fantasy, noir, di genere possa ben costituire una valida alternativa a ciò che si pone compulsivamente come moda del momento. In particolare Cristina Lattaro, in attivo due pubblicazioni in cartaceo con la Nulla Die e altrettante in versione e-book con la Sesat, si è detta pronta a  sperimentare il genere erotico noir stando bene attenta a non cedere alle lusinghe della pornografia tout court. Dello stesso avviso Greta Cerretti e Laura De Angelis, ciascuna autrice per la Nulla Die di un romanzo edito nella passata stagione, entrambe ben pronte a tentare nuovamente a breve la strada della pubblicazione con lavori inediti già ultimati. Alla domanda rivoltami da Antonella Santarelli,  autrice anch’essa per la Nulla Die di testi poetici e di prosa, se sia ancora il caso di proporre opere “impegnate” ho risposto di si; alle antieroine di “Succo di melagrana” impegnate nella quotidianità più spicciola a scegliere di imboccare strade diverse con una consapevolezza e una costruttività tutta al femminile credo fermamente.  E non è detto che in tal senso letture di qualità incentrate su buoni propositi permeati di positività e non di buonismo non possano fare la differenza. Quanto meno in termini di non omologazione di pensiero.

 

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